SUMMER
2022
Lo spettacolo del barocco a Palermo: cinque chiese da visitare in due giorni
Il centro di Palermo, rivela una storia millenaria che caratterizza palazzi e chiese che si dipanano nelle sue vie. In questo articolo ci concentriamo solo sullo spettacolo del barocco Palermitano, diverso da quello che possiamo trovare a Noto o a Catania, ma allo stesso tempo ricco di simboli. Nella nostra passeggiata ammireremo lo spettacolo dell’arte barocca attraverso cinque chiese da vedere in due giorni.
La nostra passeggiata comincia in via del Ponticello, traversa della centralissima via Maqueda a pochi passi dai Quattro Canti. Qui, possiamo visitare la Chiesa del Gesù, più nota come “Casa Professa”.
La costruzione di questo edificio, uno dei simboli più noti della religiosità palermitana, risale al 1564 (la facciata infatti si presenta nelle forme tipiche del tardo Cinquecento), per opera dei padri gesuiti, ma è solo a partire dalla seconda metà del Seicento che venne realizzata la decorazione per la quale la chiesa della Casa Professa è universalmente nota. Entrando al suo interno, si viene quasi travolti dalla ricchezza degli stucchi e delle decorazioni a “marmi mischi”, e che adornano pareti, colonne, volte, soffitti. Gli stucchi sono opera di un valente artista siciliano del tempo, Procopio Serpotta, figlio del grande Giacomo, e “inquadrano” gli affreschi che invece furono realizzati da Antonio Grano. L’esuberanza della sua decorazione, che si dispiega ininterrottamente in tutto l’edificio, è proprio il tratto che ha reso celebre nel mondo questa chiesa delle meraviglie. Le decorazioni a marmi mischi, in particolare, sono tra le più sontuose di tutta Italia.
Ritornando sulla via Maqueda, alla nostra destra si apre, poco prima di Piazza Pretoria con la sua famosa fontana, la Piazza Bellini, al suo interno, in un gioco che solo la storia a Palermo ha saputo fare, si trovano tre chiese di diverse epoche e di diversi stili architettonici: San Cataldo, Santa Maria dell’Ammiraglio detta della Martorana e Santa Caterina d’Alessandria con il suo monastero. Quest’ultima è una chiesa molto ricca nelle sue decorazioni, che in certe parti ricordano quella della chiesa del Gesù. Si trova nel cuore di Palermo: uno dei suoi ingressi dà su piazza Pretoria. Riaperta al pubblico nel maggio del 2016 dopo un lungo periodo di restauro che ha restituito la piena leggibilità al suo sontuoso interno, è una chiesa di antiche origini: fu infatti fondata all’inizio del XIV come chiesa del monastero dedicato a santa Caterina d’Alessandria. La chiesa fu interamente ricostruita nella seconda metà del Seicento, mentre l’interno barocco risale al secolo successivo. L’opulento apparato decorativo fa da ricchissimo “fondale” alle opere degli artisti che lavorarono per la chiesa: tra questi i pittori Filippo Randazzo e Vito d’Anna, gli scultori Ignazio Marabitti, Gioacchino Vitagliano, Giovan Battista Ragusa, Ignazio Marabitti e Procopio Serpotta. È visitabile anchee il monastero: splendido il pavimento maiolicato del chiostro della fontana.
Avvicinandoci ai Quattro Canti, non possiamo non visitare San Giuseppe dei Teatini. La chiesa fu edificata nel Seicento la decorazione dell’interno fa grande uso di marmi di tutti i colori, che conferiscono alla chiesa il suo particolare e iconico aspetto, che ha pochi eguali in Sicilia per ricchezza e varietà dei materiali adoperati. Le 34 colonne sono tutte realizzate in marmo grigio di Billiemi. All’interno, opere di grandi artisti come Domenico Gagini, Pietro Novelli, Guglielmo Borremans, Olivio Sozzi, Giuseppe Velasco, Procopio Serpotta, Andrea Palma. Alzando lo sguardo, impossibile non apprezzare gli affreschi che ornano la volta e raffigurano Il trionfo dei santi e dei beati dell’ordine Teatino, opera di Filippo Tancredi.
Salendo per la via Vittorio Emanuele, quasi a metà del percorso che conduce alla Cattedrale di Palermo, è la chiesa del Santissimo Salvatore.
Il primo edificio di culto sul sito del Santissimo Salvatore risale addirittura all’XI secolo, ma l’edificio attuale si deve all’estro dell’architetto Paolo Amato, artefice della sua completa ristrutturazione nella seconda metà XVII secolo, incaricato dalle Suore dell’Ordine di San Basilio Magno. La nuova chiesa fu consacrata nel 1704, ma le operazioni relative alla realizzazione delle decorazioni andarono avanti per tutto il Settecento. È una chiesa unica a Palermo per via della sua conformazione: una pianta ellittica inserita in una struttura a dodecagono, che la rende decisamente insolita e scenografica. La struttura è poi completata da due cappelle, dal cupolino del presbiterio e dalla grande cupola attorno a cui fu costruito un camminamento. La chiesa fu danneggiata durante il secondo conflitto mondiale, ma subì poi un delicato restauro che, pur non recuperando l’insieme di ciò che andò perso (gli affreschi della cupola per esempio sono molto frammentari, purtroppo), riuscì comunque a restituirle il volto. La chiesa ha conosciuto altri interventi negli ultimi anni e la sua apertura è resa possibile dall’Associazione Amici dei Musei Siciliani, che ne garantiscono la piena possibilità di visita. Per via della sua originale conformazione (sembra quasi un teatro!), la chiesa in passato ha anche svolto la funzione di auditorium, mentre oggi è tornata a essere un edificio di culto.
Per raggiungere la nostra ultima tappa, possiamo anche decidere di perderci nella meraviglia dei colori e dei profumi del mercato del Capo, il più antico mercato storico della città che si sviluppa alle spalle della cattedrale in un dedalo di pittoresche viuzze dove vi imbatterete anche in chiese e monumenti oltre che nei suoi suoni e nel suo folclore. Qui, quasi giunti al Tribunale di Palermo, vicino a Porta Carini, trovate la chiesa dell’Immacolata concezione al Capo. La chiesa si presenta con una facciata tutto sommato sobria, ma entrando si viene come proiettati in un altro mondo, fatto, come per altre chiese palermitane, di marmi mischi, stucchi, colonne tortili, sontuosi affreschi. Si tratta di un’altra chiesa conventuale, annessa all’antico monastero di monache benedettine della Concezione (oggi non più esistente: fu demolito nell’Ottocento), il cui edificio attuale fu progettato da Antonio Muttone, architetto di cui conosciamo pochissime informazioni (ma sappiamo che era di origini lombarde). La decorazione dell’interno andò avanti fino al Settecento inoltrato e poté dirsi conclusa solo nel 1740, quando il pittore Olivio Sozzi realizzò le decorazioni del soffitto. Al suo interno anche importanti pale d’altare: si segnala in particolare una Immacolata concezione di Pietro Novelli, uno dei più grandi pittori siciliani del Seicento, che decora l’altare maggiore e che rappresenta quasi il fulcro dell’apparato decorativo della parte più importante della chiesa.